sabato 2 novembre 2013

(esca)prefazione-Maresca la magia di una donna libera


 un romanzo di COSIMO ANGELICA      

 

 
 
 
 
MARESCA La magia di una donna libera

“nulla sarà più come prima”





 
 
 
 
 
 

Edizioni :  Associazione culturale “ LO SCUDO”

Finito di stampare  in data “ Aprile 2011 “ presso Arti Grafiche Martorina – Contrada Garzalla , ISPICA (RG)

 
Note personali di : COSIMO ANGELICA

 

Cosimo Angelica nasce il 20 febbraio 1945 a Monterosso Almo, un piccolo comune montano della provincia di Ragusa.

Vive fin da piccolo a Ragusa, si laurea a Catania in Giurisprudenza e si abilita all’ esercizio della professione.

Per moltissimi anni profonde il suo impegno nel sociale ricoprendo cariche politiche nella Democrazia Cristiana a livello locale, regionale e nazionale.

Opera, successivamente, anche nel mondo imprenditoriale con cariche rappresentative  in Confindustria a livello provinciale e regionale.

Vive ed opera a Ragusa dove è felicemente sposato con Miranda.

Si sposa nel 1972 ed il matrimonio è subito allietato dall’ arrivo del figlio Alessandro che recentemente, con la moglie Ivana, lo ha fatto diventare  nonno di una splendida e prepotente bambina di nome “ ANITA 

 

 

Una breve descrizione

 

IL ROMANZO parla di una donna straordinaria di nome MARESCA e del suo incontro magico con un giovane di nome Mirco.

Il romanzo si rivolge a tutte le donne che si sentono veramente libere e che hanno o credono d’avere la capacità di provare emozioni e la meravigliosa capacità di stupirsi, per fare scoprire la magia che esiste in ognuna di loro. 

 

MARESCA non è un libro d’amore, descriverlo tale sarebbe riduttivo.

 

Maresca è un romanzo in cui si parla di un forte sentimento che lega i protagonisti, sviluppandone passo

dopo passo l’evoluzione fin dalla nascita, ma pone con forza al lettore anche altre tematiche.

Maresca vuole stimolare chi legge a meditare ed a riflettere per cercare dentro se stesso le riposte possibili ai problemi evidenziati o porsi razionalmente altri interrogativi. L’autore, spesso, abbandona il tema o lo sviluppo del racconto in modo più o meno evidente, per soffermarsi su argomenti che sembrano non appartenere ai fatti in narrativa e che, invece, ne rappresentano la vera chiave di lettura.

Leggendoli attentamente si arriva alla conclusione che non sono divagazioni, ma rappresentano momenti di fondamentale importanza nel confronto con i lettori. Il romanzo coinvolge il lettore e lo fa vivere dentro il racconto, gli fa sentire le parole, percepire gli odori e lo fa emozionare assieme ai protagonisti.

 

L’epilogo, poi, arriva così inaspettato ed imprevisto, che riesce ad appagare anche le aspettative dei lettori più esigenti.

                              


Nel retro della copertina del romanzo è riportato, in modo originale e che colpisce,  un messaggio della protagonista “ MARESCA ” ai lettori … :

 

 


MARESCA desidera dirti che ….

 

                                                            Se stai leggendo quello che desidero dirti, significa che Mirco ha mantenuto la promessa e che hai in mano un romanzo in cui si parla di me. Significa anche che io non ci sono più, ma questo lo sapevo già.

 

Anche se non leggerò il romanzo personalmente, so che lo farò tramite i tuoi occhi e le tue emozioni. E’ una sensazione splendida ed incredibile. Scoprire me stessa nelle parole usate da Mirco e tramite le sensazioni di mille anime diverse. Splendido è anche poterti parlare come se fossi lì con te che ascolti con un romanzo in mano. Il tempo è scomparso e si è ristretto in un favoloso presente dove non esiste il prima o il poi. Tutto ciò mi è stato regalato per sempre , senza fine. Ti auguro di incontrare anche tu un essere come Mirco e che sappia donarti quello che ha dato a me, inclusa l’ emozione che stiamo vivendo assieme. Mirco mi ha insegnato tanto ed ogni nuova scoperta era sempre un nuovo stupore. Sono certa che quello che ora racconta farà scoprire anche a te quanto di più meraviglioso può esserci in ogni essere e certamente anche io leggerò di una Maresca che non ho conosciuto integralmente. A me ha insegnato il potere che c’ è in ogni cosa …. basta scoprirlo, basta crederci ! Una semplice  piuma che cade su una roccia che sembra indistruttibile, appena si posa la può fare crollare. Certamente non si verifica sempre, ma per una volta potrà rappresentare l’ ultima spinta e la roccia si frantumerà.

Nulla è impossibile e quello che desideri può accadere anche a te.

In questo istante sento il tuo calore, leggo i tuoi pensieri e resterò e parlerò per sempre con te e con chiunque mi leggerà.

Il miracolo si è già verificato ed in questi attimi eterni io ti ho già parlato e tu mi hai già ascoltata.

 

Mirco me lo aveva promesso, mi aveva promesso di farmi rivivere per sempre ed io ho creduto in lui.

                                                                                                Maresca

 

 

PREFAZIONE


 


Si possono narrare tante storie…


 

Si possono scrivere molti libri…

 

Non sempre, però, si trova la chiave per aprire il cuore di chi legge…

 

Questo romanzo è un capolavoro perché riesce a farlo, perché in punta di piedi entra nell’anima e dona ad ognuno un’emozione…

 

Nessun insegnamento, nessun altro messaggio, se non quello di vivere intensamente ogni sensazione che la vita offre.

 

Un inno alla libertà di sentire, di agire, di amare aldilà di ogni limite o convenzione.

 

Il vero “potere” è la “magia” di ogni gesto, di ogni attimo: la felicità è già in noi…

 

Basta solo esprimere desideri “possibili”…

 

Basta solo “crederci

                                                                            pamela

 

Ho dedicato “MARESCA La magia di una donna libera” ai miei genitori     

          

                        

DEDICA

A mia madre

A mio padre

 


 


I genitori non si possono scegliere , così come non si possono scegliere i figli. E’ una verità semplice ed indiscutibile. Li accettiamo e li amiamo per come sono, con i loro pregi ed i loro difetti, belli o brutti che siano.  La vita in comune ci permette poi di apprezzarli e giorno dopo giorno di esaltarne tutti i lati positivi fino a quando i nostri genitori diventano “ i migliori “ anche se non è così . E’ umano , sappiamo di sbagliare, ma è bello che sia così per tutti o quasi tutti. Alcuni sono meno fortunati. Anche i miei erano “ i migliori “ e non li avrei voluti diversi. Poi incominci a riflettere e incominci a credere che proprio “i tuoi” siano l’ eccezione alla regola.


 


Mia Madre era certamente una eccezione ! , ma lo era anche mio Padre !


Le sue idee , i suoi valori erano incrollabili. Il suo amore per tutti non aveva limiti. Era  generosa, ma inflessibile nella ricerca del  giusto e pronta a pagare qualsiasi prezzo per le sue idee. Niente riuscì mai a piegarla, solo l’ ingratitudine la faceva soffrire.


La sua magia aveva mille volti.


 


Due carabinieri un giorno entrarono in una classe di una scuola  di Monterosso Almo e chiesero : chi è Giaquinta Rosa? Io, rispose una ragazzina con i capelli ricci e neri. Ma che cosa hai combinato? Cosa hai scritto al Duce ? Vieni con noi in caserma… ti aspettano tutti…! La bimba ebbe una paura indicibile ma non volle piangere.


 


Era rimasta orfana del padre, grande invalido di guerra con una medaglia d’ oro al valore. La sua famiglia era composta da nove figli , di cui sette femmine , più la madre e la nonna materna. Undici bocche che ogni giorno avevano fame. Non avevano alcuna  forma di sostegno ed i pochi soldi rimasti dopo la morte del padre erano già quasi finiti. Ogni giorno il postino passava senza portare l’ agognata pensione del padre e la miseria  diventava sempre  più insopportabile.


All’ epoca si usava “dare  le figlie a famiglie più agiate o senza figli. Era come venderle in cambio della sopravvivenza. La nuova famiglia  cresceva la ragazza in casa come “figliastra” e la “dotava” quando si sarebbe sposata. Per le mogli non aveva alcuna importanza se ogni tanto il marito si toglieva un capriccio… la ragazza era solo una “figliastra” , era niente o meno di niente.  Mia nonna non sapeva leggere ma aveva carattere. Quando sarà, diceva ai sui figli , moriremo tutti, ma tutti nella stessa casa e dignitosamente. Le mie figlie resteranno sempre con me, non le “darò” mai.


 


La bimba aveva scritto  a Benito Mussolini e gli aveva rimproverato  che le sue erano sole parole  false ed ingannevoli se permetteva che la famiglia di un grande eroe di guerra morisse di fame o peggio ancora. Non farò più il saluto fascista e non farò più la guardia al Monumento dei Caduti in guerra, gli aveva scritto minacciosamente…..


 


Mentre usciva dalla scuola tra due altissimi carabinieri non volle piangere e si promise che avrebbe scritto altre cento lettere, anche se l’ avessero portata in prigione. Non  debbo piangere , si disse, io ho ragione e lui ha torto. 


 


Vinse la sua battaglia , imparò a leggere la paura nel viso di chi aveva torto e la sua  famiglia ricevette finalmente  la  pensione che prima si era “sperduta  nelle tasche di qualche dirigente prefettizio ragusano. Le promisero anche, per decisione diretta e personale  del  Duce,  che lei sarebbe stata  ospitata presso l’ istituto locale delle suore Orsoline fino alla maggiore età ed al conseguimento del diploma di “Maestra”. Potete immaginare ! In un piccolo paese la maestra  rappresentava  l’ autorità  assieme al prete ed al farmacista.  Inizialmente ne fu felice, poi si vergognò per il suo egoismo e chiese ed ottenne che il beneficio fosse trasferito alle  due sorelle più piccole. Avrebbero goduto in due e più a lungo della provvidenza insperata, lei era … “grande”. 


Desiderava studiare più di ogni cosa al mondo , ma doveva pensare alla sua famiglia . Così fece per tutta la vita, senza mai tentennare e senza mai correre il pericolo di avere sul viso l’ espressione  di quei funzionari conosciuti in caserma e  che poi andavano continuamente a trovarla a casa per … convincerla.


 


Da parte mia sono contento di quella sua decisione e che la “Maestra” in famiglia oggi sia una splendida sorella di mia madre. Se così non fosse stato io  non sarei mai esistito  e non avrei alcuna dedica da fare.


 


Quella bambina con i capelli ricci e neri… era mia madre !


 


Ci insegnò sempre dei concetti semplici, ma indistruttibili. Valori e insegnamenti  che non temono il trascorrere del tempo. Nei momenti di difficoltà diceva sempre : non vi preoccupate perché quello che basta per uno può bastare per tutti, troveremo sempre una soluzione, l’ importante è che ci vogliamo bene, che siete uniti e che abbiate sempre dei valori certi a cui riferirvi per tutta la vita. Studiate, ci diceva, nessuno può sapere cosa gli riserva la vita , ma non dimenticate mai che vi potranno togliere tutto ma mai quello che avete nella mente. Nel mio paese c’ erano solo le scuole elementari e lei pretese ed ottenne da un marito consenziente che  ci trasferissimo a Ragusa per consentirci di studiare.


Se qualcuno del nostro paese una mattina bussava alla nostra porta , anche se era una sconosciuta con il marito o il figlio in ospedale e chiedeva aiuto, la sera e per tutto il tempo necessario si coricava nel mio letto ed io finivo in quello di mio fratello Giovanni.  Dormivo quasi sempre con mio fratello, ogni volta che accadeva mi arrabbiavo, ma in cambio ho conosciuto moltissima gente. Ho toccato , così, per mano la violenza della vita fatta di drammi personali, di ingiustizie e di miseria. La sofferenza altrui mi fortificò e mi fece apprezzare ogni giorno di più quella donna che ci teneva al di fuori di quanto accadeva nel mondo esterno, ovattati in un dignitoso anche se modesto benessere. Amavo molto mia madre , litigavamo ferocemente tutti i giorni, nessuno voleva cedere, e ci abbracciavamo tutti i giorni in un gioco senza fine.


 


Era orgogliosa dei suoi figli ma non cedeva mai alla tentazione di dimostrarlo troppo in nostra presenza. Era indulgente sui nostri errori senza coprirli mai o sminuirli.

Li riprendeva, però,  con severità per indurci a superarli ed a farne tesoro per il futuro. Con ognuno di noi aveva un rapporto educativo differente e idoneo a fare emergere le nostre migliori qualità senza farci pesare i nostri limiti.

Non siamo tutti uguali, diceva sempre, e quello che è eccezionale per uno , può essere mediocre per un’ altro se può fare di più. Insuperbirsi per delle piccole differenze è da sciocchi e voi non dovete esserlo. Con me era incontentabile e qualsiasi successo  avessi ottenuto o era insufficiente o era più merito suo che mio. Sempre così per spronarmi a fare di più, visto che, a suo dire, ero riuscito a raggiungere il risultato senza alcuno sforzo effettivo. A tre anni avevo imparato a leggere e scrivere… “e allora?” , diceva abbracciandomi e ridendo, “te ne vuoi vantare?”, “se ci sei riuscito è perché ti ho fatto io così e ti è venuto troppo facile …”, “vedremo quando crescerai cosa saprai fare da solo e per merito tuo!” A volte, in età giovanile, mi arrabbiavo a sentirla parlare così, ma mi passava subito perché dietro le sue parole scherzose sentivo tutta la sua contentezza. Sempre così.

 

Quando negli anni a venire ci scherzavamo sopra , mi ripeteva sempre quel : “non vantarti troppo sono io che ti ho fatto, il merito è mio e solo mio”,   spesso si pentiva ed aggiungeva “il merito, però, è anche di tuo padre”.  Mio padre sorrideva e si schermiva sempre sostenendo che l’ unico merito che si attribuiva era quello di averla sposata , altrimenti con il carattere che aveva sarebbe rimasta zitella. Lei si arrabbiava e lui si prendeva la scena per cambiare discorso e raccontarci “conosciutissimi aneddoti” che ci facevano venire le lacrime agli occhi per le risate a causa delle reazioni irritate di mia madre.

 

Mio padre era un uomo mite e buono.

 

Non aveva grandi doti , ma possedeva una bontà d’ animo , una capacità di volere bene, una semplicità , una filosofia di vita che anche i grandi pensatori gli avrebbero invidiato. Non voleva mai soldi addosso. Ma se ti serviranno come farai? … ho tanti amici, non ti preoccupare. Un giorno mi aveva portato a fare visita alla tomba di mia nonna, avevo dieci anni ed era la prima volta che visitavo il cimitero di Monterosso. Finita la visita mi fece vedere diversi mausolei. Mio padre da giovane amava scolpire come facevano in tanti come “ scalpellino”. Vedi, mi disse, quei capitelli, quelle colonne doriche, quella madonna, quegli angeli… li ho fatti io. Erano bellissimi e mi confermò che per fare ogni “lavoro  c’ era voluto molto tempo. E quanto ti pagavano ?, gli chiesi. Pagarmi ? e perché dovevano pagarmi ? non solo mi davano “ l’ onore ” di scolpire la loro tomba di famiglia con tutti gli scalpellini professionisti che c’ erano in giro ed avrei dovuto pure farmi pagare? Io non facevo quel lavoro , lo eseguivo quando avevo qualche giorno libero e loro mi aspettavano senza farmi mai fretta.  Non lo compresi, ma non dissi nulla. E’ troppo buono mi dissi e… se ne approfittano. Non lo compresi per molti anni , poi scoprii  la verità nelle parole della gente e gli volli ancora più bene.

 

Mi baciava sempre sulla bocca, i baci sulle guance non sono baci , diceva. Mi prendeva il viso dentro la sua mano e prima di ogni bacio ripeteva, un bacio al “mio figlio bello” . Era il suo modo di svegliarmi la mattina quando dovevo partire all’ alba per un esame all’ università o la domenica quando ci piaceva poltrire a letto e mia madre non poteva attendere i nostri comodi per sistemare la casa. Non picchiò mai nessuno di noi e mai gli abbiamo mancato di rispetto o disobbedito quando raramente ci dava un ordine. Io farei così, diceva sempre, tu fai come vuoi.

Ci riflettevamo, ci sforzavamo di trovare altre soluzioni ed alla fine non avevamo scelta.

 

Per  mio padre tutte le scuse erano buone per dare un bacio al suo figlio bello, quel bacio per lui  era la più chiara esternazione fisica del suo affetto ed il premio più alto che ti poteva dare.

Era anche il nostro premio più ambito. 

 


Forse i miei genitori non erano “ i migliori” , come vale  per tutti, ma mi fa piacere pensare che i miei  fossero l’ eccezione.


 


Dedico a mio padre ed a mia madre “ MARESCA La magia di una donna libera  e sono certo che mio padre darebbe come premio un bacio al “ suo figlio bello” e mia madre, dopo averlo riletto almeno tre volte, mi direbbe con inconfessato  e malcelato orgoglio “ non vantarti troppo ! Il merito è mio, ti ho fatto io…


 

 

2 commenti:

  1. Grazie per questa splendida presentazione del mio romanzo.
    Cosimo Angelica

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  2. Ben fatta ... complimenti. Riassume benissimo gli elementi salienti del romanzo

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