mercoledì 1 maggio 2013

(esca)RECENSIONE: Iolanda La Carrubba

Riflessioni nel mondo di Lisa Bernardini

Nel luogo nitido di Lisa Bernardini nulla passa inosservato, c’è anima in questa stasi del movimento, queste schegge di vita sono realizzate con grande conoscenza della “pausa fotografica”.
Sono scatti colmi d’umana comprensione, delicati a tratti inquieti eppur sempre affabili , non si sente affatto la stanchezza di un lungo lavoro che c’è dietro ogni fotografia, anzi si ha quasi la sensazione di danzare mentre ci si sposta da un angolo all’altro, da un’angolatura all’altra per godere a pieno della completezza dell’immagine.

Mani e nomi, tempi e storie sono immortalate in questi non luoghi bidimensionali eppure colmi di realtà messa a confronto con un mondo intimistico quello dove la dolcezza pittorica e l’intelligenza documentaristica, subiscono una fusione alchemica che rende ogni momento pura poesia dello sguardo.
Potrebbe risultare semplice mettersi dietro un obiettivo e fare uno scatto ma la complicazione viene quando si vuole mettere a fuoco il “proprio” soggetto, incorniciarlo in un frammento d’eterno per regalarlo alla fruizione del mondo e Lisa, compie questo passaggio con naturalezza e con una tecnica fotografica alta, sapiente.

Penso ad alcuni scatti che hanno fatto la storia dei nostri tempi, Annie Leibovitz- John Lennon e Yoko Ono, Robert Doisneau-Le Baiser de l’Hotel de Ville, Steve McCurry - The Afghan Girl, e vi è dentro una forza vitale, un coraggio assoluto di dire, di ricordare, c’è arte, tempo, fatti di sangue e d’amore, e tra queste figure calme inquiete e sinuose, c’è il tempo che è stato e quello che potrebbe essere, visioni oniriche, folli, complesse e cariche di purezza visiva ed in questo vasto cosmo di affabili complicazioni, la fotografia è madre, è ragione, è verità.

Ed è la verità che si vive e si ascolta nel pieno mondo fotografico di Lisa Bernardini, una verità sincera, a volte nuda e cruda e proprio per questo immensa. Non c’è il timore di indagare, di approfondire la verità anzi essa diventa veicolo di un senso alto, rivelatore che coglie ed accoglie ogni momento come unico, fondamento stabile dell’emozione.


Non vuole essere questa una fotografia estetica al fine primo di sedurre lo sguardo del fruitore, ma riesce ad essere un impatto perforante emotivamente sentito che esamina la bellezza dell’immagine fino a condurla verso la riflessione, diventando così etica dell’immagine.

 

Iolanda La Carrubba

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