lunedì 1 aprile 2013

VACANCY. Mea maxima culpa

Mea…nostra maxima culpa
Restare scioccati non basta più. Il film di A. Gibney: i preti pedofili, le ingerenze di poteri ancora troppo occulti e la voce “sorda” della coscienza civile
di Sarah Panatta
Non sento, non parlo. Ma ho la parola, della verità.
L’adunata giubila nel sacro serraglio. Il cupolone paterno, rotonda divina incombenza, vedetta una-trina, gigantesco e impassibile sulla piazza. Papa Francesco. Solo Francesco. Il nuovo vicario cristiano sulla terra. Mentre Ratzinger arretrava sotto il peso di un’età/era e responsabilità forse non più gestibili, mentre lo Ior tentennava silente, mentre Chavez si arrendeva al cancro. Il conclave ritualizzava la nuova necessaria guida, arrancando con gli stessi gesti e fendendo i tempi accelerati del secolo “connesso” con le stesse formule. Sfidando e insieme cibandosi palesemente e ancora ben accetto della stanchezza delle “genti”. Francesco prende ora (davanti ai capi di stato del mondo, mentre scriviamo), sulle spalle squadrate dalla “strada”, il destino dei reietti. Ma vorrà, potrà mai transustanziare e sciogliere nel predicato abbraccio collettivo quei beni/valori che la Chiesa ha sistematizzato in un circuito di paura/potere/devozione per lo più inaccessibile e poco francescano? Sguardo di compassione nazional popolare, Francesco sembra il farmaco auspicabile, la bandiera che risana, la scelta politica tempistica irripetibile. Oggi che l’America Latina, enorme bacino di cattolici e territorio-limine ulteriormente cristianizzabile, ha perso un leader ingombrante e poco propenso al compromesso. Ma Francesco e il suo Stato enclave parzialmente immune dalla giustizia mondana, non potranno a lungo ignorare. Tutti i buchi neri e la materia sfuggente di inganni e manipolazioni solo tangenzialmente sfiorate da qualche osservatore indipendente. Tutti i soprusi e le privazioni, le violenze e i ricatti che la Chiesa ha perpetrato negli anni contro gli stessi deboli che per missione ontologica dovrebbe sostenere. Chi si prenderà la colpa? Se lo chiede implacabile, fatto su fatto, il nuovo documentario inchiesta di Alex Gibney. Merita fiumi di parole, ma trattenerle è vitale, perché solo guardando/ascoltando il fardello sonoro delle testimonianze e delle lotte delle vittime è possibile dar loro dignità e comprendere lo spirito del film. Mea maxima culpa. Silenzio nella casa di Dio scioccherà, certo indignerà. Ma non dovrà passare in rassegna tra i ricordi schedati e ingrigiti della memoria collettiva. Gibney lascia “parlare” gli uomini abusati fisicamente e psicologicamente, tra gli anni ’50 e ’60 (furono oltre 200) da Padre Murphy, l’altro  mostro di Milwaukee, insegnante nella St. John’s School for Deaf della città (Wisconsin, USA). Uomini intrappolati come topi. Paralizzati in un’infanzia negata. Dall’abuso del prete ingordo ed egocentrato, ma anche dalla bigotta crudele strategia difensiva della loro comunità e della Chiesa “ai piani alti”. Uomini che hanno avuto la forza di denunciare. Alla diocesi, alla polizia, al Vaticano. E che ancora non hanno trovato risposte alle loro insanabili umiliazioni. Dopo sessant’anni. Gibney mette a sedere su una campitura scura, impersonale e accogliente, vittime, giornalisti, avvocati, prelati ed ex prelati, scienziati coinvolti o esperti a vario titolo. E risale la china densa, pastosa, di relazioni che vanno da Murphy a Ratzinger, inquisitore della “Congregazione per la dottrina della fede” prima che Papa. Dal violentatore seriale e organizzatore fervente di raccolte fondi per la Chiesa Padre Maciel, a Papa Giovanni Paolo II. Perché la Chiesa pur sapendo tutto ha lasciato che fossero sacrificate decine di innocenti. Perché non ha mosso le coscienze e snidato i fatti, ma si è limitata a insabbiare e a cercare e spostare da una parrocchia all’altra i preti pedofili anche reo confessi e recidivi? Perché gli arresti sono cominciati solo nel 2002, con lo scoppio della prima bolla mediatica a Boston? Perché? Quanto ancora dovremo educarci a insoluti “perché”?
Mea maxima culpa. Silenzio nella Casa di Dio. Documentario. Regia di Alex Gibney. Prodotto da Jigsaw. Fotografia di Lisa Rinzler. Montaggio di Sloane Klevin. Produttori Kristen Vaurio. Co-produttore Sloane Klevin. Produttori esecutivi Lori Singer, Jessica Kingdon. Produttori Alex Gbney, Alexandra Jones. Dal 20 marzo in sala.

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