mercoledì 2 aprile 2014

(Esca) Vacancy: Oscar 2014, gli invisibili

Gli snobbati della notte sorrentiniana: "Her" e "A proposito di Davis"




di Sarah Panatta






Perso e ritrovato tra i sedimenti di catastrofi minime o gigantesche. Va, e basta. Non è egoista, è uomo e desidera, ancora (si) immagina.


Mentre la torre di controllo vaga e non risponde, nello spazio vincolato dell’oggi, solo uno scuro riflesso terreno, racconta di lui. Passeggero della periferia, chitarra tra le dita, dita su tastiere asettiche, voce palpitante dentro flussi matematici, grumo di sogni scomposti tra ricci inevitabilmente ammutinati all’ordine. Contratto nei soliti ricordi, contatto sfasato di turbe personali e di incomprensioni altrui.


E’ il personaggio tipo scritto da Spike Jonze come dai fratelli Joel e Ethan Coen, mai embedded e sempre sopra le righe. Qualcuno lo definirebbe flaneur, o poeta maledetto (senza cappotto e oberato di idee senza portfolio, bamboccione emotivo che non ha residenza nella meccanica mercantile del mondo). Ma appaiono ancor più come grotteschi sovrani senza terra del nostro secolo di vampiri e di sabotaggi petroliferi. Sono i protagonisti di capolavori felpati e lungimiranti quali Her (regia di Spike Jonze) e A proposito di Davis (regia dei fratelli Coen).


Il primo ha sorvolato in anteprima il Festival del Cinema di Roma 2013, il secondo ha viaggiato nelle sale ammantato da un’etichetta di inautentico biopic folk che ne ha travisato il senso odissaico profondo e ultra-joyciano. Entrambe approdati all’anonimato, in fretta. La sfolgorante notte sorrentiniana degli Oscar, celebrazione del genio pubblicitario e della compravendita dei sogni, ha incensato non solo la nostrana splendida cartolina (La Grande Bellezza, ormai o già, cittadina onoraria e itinerario turistico sul portale della Capitale) e premiato come miglior film il polpettone ambizioso e autoreferenziale,, certo obamiano del pur bravo Steve McQueen (12 anni schiavo). Ma ha soprattutto ignorato il film dei fratelli Coen, mai arrivato neppure alle candidature. E affibbiato un contentino silenzioso allo straziante film di Jonze, apologo mai retorico sull’amore ai tempi del cosmo 3.0, Her, attualmente in sala con un doppiaggio che devasta il senso dell’opera.


Se ciò che conta non è uno statuetta ma le sue conseguenze, ovvero il riscontro il sala e l’interesse del pubblico, Her e A proposito di Davis non ne godranno. Cerebrali eppure trascinanti piccoli racconti invisibili sull’invisibile tiepida vita sotto i mattoni del presente asfissiato. Due eccellenti protagonisti mascherati da inetti intelligenti e troppo gentili, precognitivi sconfitti, con naturalezza sorprendente, Joaquin Phoenix e Oscar Isaac, tra i migliori della loro generazione.


Due film che vanno ricordati, studiati, perché mettono in discussione la nostra società con la grazia maestosa e inappuntabile, anche se non tronfia, dei classici. Due film che faranno comunque storia della Storia.


Due invisibili. Non per tutti. Fare thee well, men.

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