mercoledì 2 aprile 2014

(Esca) Vacancy: Cine-polpette 1


Cinema Italiano. Arriva l'era delle cine-polpette
Parte la nostra inchiesta/denuncia sull'oltraggio all'arte italiana

di Sarah Panatta

 

Nel Paese della cultura avvolta da ragnatele e piena di buche senza custodi. Nel Paese museale delle arti, belle e ammuffite. Nel Paese di De Sica (padre), Rossellini, Bertolucci e oggi Sorrentino. Esiste un evidente duopolio produttivo e distributivo che del cinema fa banchetto e dei cervelli italiani, sorbetto. Avete notato la mole di film, per lo più commedie marchiate dallo stesso stampino, che inondando da qualche anno, ogni mese, le affamate sale italiote? Prima c’erano i weekend natalizi e quelli pasquali, nel mezzo cinema americano a gogo. Oggi è sempre festa, e i film made in Italy si riproducono in preda a miracolosa fertilizzazione.

Linfa al cinema italiano? Non era in disgrazia? Sì. E no.

Sapete quanto spesso opere inconsistenti, anzi operazioni di product placement volgari, che per vendere un’auto o una catena di mobili si travestono da film, vengono foraggiate con i soldi delle nostre tasche? Mentre il cinema vero e l’arte tutta aspettano sulla barella un po’ di ossigeno? La domanda inquieta o almeno dovrebbe inquietare. Riformuliamo. Quanti finanziamenti pubblici alle cine-polpette?

Definiamo prima le cine-polpette. Sciogliamo l’atroce dubbio sul ricettario del nuovo cinema italiano, che tanto “Paradiso” non è più. Tranne qualche rarità. Surclassato il neorealismo mettiamo pur sempre in cantiere lucidi e interessanti tentativi di neo-neorealismo (tanto per ingolfare la batteria pigolante dei neo- di questa epoca riprodotta e svuotata). Da Giorgio Diritti a Mirko Locatelli passando per la fiction documentaria del premiato Alberto Fasulo (Tir). Alcuni ottimi autori, più o meno giovani, tecnicamente inappuntabili e fieri di una sperimentazione sul capitale umano italiano e oltre, che lascerebbero ben immaginare sul risveglio del cinema nostrano. Ma sono stelle lontane, in un cielo scuro.

I loro colleghi, tanti, troppi, tra scelte alimentari (pur legittime) e strategie serrate di marketing hanno smarrito la bussola. Torniamo quindi all’argomento scottante, fritto sulla stessa padella, mai lavata da ormai troppi anni. Le cine-polpette. Negli ultimi trent’anni sul tavolaccio cinematografico post televisivo, riccamente imbandito, padroneggiava il cine-panettone. Lui, incontrastato dolcificato circo di culi-tette-stereotipi-altri culi-altre tette, con condimento di comici catodici del momento, talvolta molto preparati talvolta ridicoli. Poi la ricetta ha perso smalto, o glassa, le ordinazioni sono calate. Approdati al cinema i comici “social”, e la narrazione grottesca take away scalmanata tra youtube e tv on demand, la commedia italiana ha abbandonato i panettoni optando per un menù più rapido e replicabile più volte l’anno.

Ecco a voi le cine-polpette. Da Checco Zalone al nuovo Carlo Verdone ammiccando ai Vanzina sempiterni, da Tutta colpa di Freud alle maschere di MTV, da Sapore di te a Una donna per amica. Film privi di scrittura, ammucchiata di divette e bravi attori che sembrano (ma non sono) capitati per sbaglio. E qualche scorcio paesaggistico meritorio del finanziamento di commissioni regionali e addirittura ministeriali. Escogitato l’inghippo.
Autori e registi, in alcuni casi rispettabili come l’appannato Giovanni “Manuale d’amore” Veronesi, cucinano una cine-polpetta/mese, coprodotta con soldi privati e pubblici, con il patto-inganno che l’Italia va sponsorizzata, e che il cinema va nutrito, gli esercenti resuscitati, il pubblico incoraggiato a consumare arte e far girare liquidi nella casse secche. Nessun problema se il prodotto finale è un mega spot indigesto, pure molesto, mal recitato e scritto peggio, senza messaggi se non quelli che incoraggiano a comprare casa (magari abusiva) sulla costa o il suv del protagonista.

C’è da chiedersi ora, a questi ritmi, in pieno stile cura Ludovico, se qualche paziente-cliente non andrà oltre il semplice morso, e ingoierà la cine-polpetta. Rischiando di strozzarsi e/o di svegliarsi.

Chiedendosi come vengono buttati tanti soldi pubblici, nella tacita accettazione di massa. Su che cosa potremmo invece dirottarli? Ah, già. Scuola, sanità, lavoro, servizi sociali, arte…

Magari anche cinema, indipendente, sudato, stanco, ma vivo. Anche dopo l’avvelenamento da cine-polpetta.

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