Nostalgie Pop e tecno-evangeliche negli scatti di Cosimo Ruggieri
Di Sarah Panatta
Guardare nella vetrina o guardare
dalla vetrina. La realtà produce riflessi e deborda muta in simboli, solo nel
momento in cui l’obiettivo li perimetra.
E sono luci impastate a discromie
materiche, passaggi temporali paralizzati dalla quotidianità dell’uso, dal
mercato delle emozioni.
Cosimo è attirato dal gorgo apparentemente
monodimensionale dell’immagine di immagine.
Si apposta nel campo tutt’altro che aperto
dell’asfalto iperurbano, nell’architettura ronzante e statica di palazzi e
tombe, negozi musei, strade-esposizioni, marciapiedi-cartolina. Non cerca il
racconto perfetto nell/dell’attimo, o la dinamica delle ombre più o meno umane,
né la descrizione didascalica di un paesaggio complesso. Cosimo aleggia come
mosca impertinente eppure timida, ma pur sempre ingorda, intorno al banchetto
di riproduzioni antropiche, immagini di immagini, vibranti, passeggere e
solide.
Cosimo Ruggieri e l’oggetto
dell’oggi.
Tra la nostalgia di un passato
membrana che si avvolge intorno alla paratia esausta della civiltà occidentale,
corrosa dai suoi stessi riti e sempre attratta dai propri inganni. E il
percorso futuribile dei ritratti/arnesi/contenitori creati e manipolati da
artisti, turisti, studenti, automobilisti, passanti, scultori della polvere e
dell’ignoto. Immagini di immagini.
Spesso nei suoi scatti pop, incapsulati tra
voglia di realismo e amore del cyber punk nascosto in ogni possibilità della
routine, Cosimo mette in vetrina le vetrine del mondo.
Pone in mostra e rieduca
al fruitore ciò che ha già subito trasformazione. Non gli interessa il
naturalismo di pose incontrollate, un capello sfuggito al vento, un albero
inquieto, una lite tra vicini. Bensì la piega artificiale della realtà
precostituita e già avvezza ad altri troppi obiettivi.
Il manufatto metallico uscito da una
fucina con il cartellino ben leggibile, il mezzobusto di una statua-rottame, il
cuscino insolitamente candido di un cagnolino ben ammaestrato, la curvatura di
una vetrina (appunto) che intercetta e spezza volti, insegne, graffiti,
pubblicità, immemore negli occhi di una ragazza che ai bordi della visione
testimonia altre storie, invisibili.
Una società che respira negli spazi
fortuiti lasciati dalle sovrastrutture secolari. Gli scatti di Cosimo Ruggieri
sono interrogativo di forme, esplorazione del già fatto, catalogazione
eccentrica del presente-passato che si protende senza coordinate, accasciato ma
in alta definizione, al domani.
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