Cattedrale
di Antonella Rizzo
Una cattedrale gotica
così mi hai chiamata
portando la mano al petto e al cielo.
Che mi perdo tra le nebbie
e ho coscienza della morte solenne
già lo sapevo e annuivo.
Immaginavo e non sapevo
di essere di guglie
e di pinnacoli
di archi a sesto acuto che scaricano la rabbia
in voli e ritorni in cappelline
abitate da incubi notturni.
E sono allora arzigogoli di vetro
i battiti veloci di un cuore
che si lancia senza precauzioni
da volte pungenti e distaccate
algide presenze
umili e regali.
Ora penso di gettare quel batocchio
e camminare lungo la mia strada
senza protesi armate dal bisogno
di decolli e di ali.
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