sabato 1 marzo 2014

(Esca) Cine-Recensione: Sarah Panatta



Una domenica notte. Cinema indipendente in Italia, paura?


di Sarah Panatta







A guardia del cimitero degli autori liberi. L’uomo che parlava agli zombie, ma voleva sterminarli. Antonio Colucci ha 36 anni, un figlio, una moglie quasi ex, una fidanzata isterica, un fonico che aspira panini e dimora in un loculo. Ed è un cineasta.
O meglio, la fotografia invecchiata di un speranza giovanile riposta in una videocassetta distribuita solo in Germania. Antonio è un regista. Appiattito in una quotidianità polverosa di steppe mentali e di intrallazzi politici più vecchi del mondo stesso. Per campicchiare realizza spot pubblicitari ai commercianti locali e collabora con le scuole. Mentre ragazzini nutriti di bianco e nero da genitori radical-kitsch lo deridono, e rampolli “Pip Pop” di un cinema industriale erede più di Maria De Filippi che di Quentin Tarantino, macinano set e finanziamenti. Imbavagliato dalla mafiosità mentale e dall’apatia terrorizzata e terrorizzante dei suoi compaesani, Antonio vive tra rimorso, vergogna, brama incancrenita di riscatto. E di fantasie.
Aggrappate allo spigolo di quel copione nuovo, che aspetta di essere girato. Ma senza un produttore e senza un distributore, come si fa il cinema? Un’impresa “da” paura.
Fare cinema in Italia difendendo idee poco “s-vendibili” è un’avventura ventimila leghe sotto le suole bucate della propria dignità. E’ una cambiale già scaduta, un contratto con la propria pazienza, una scommessa di sangue e sudori. E’ un incontro ravvicinato con l’ingordigia fraudolente delle (incrostate o scrostate?) paralizzate borghesie al potere. Una gita tra vampiri. Orrore puro. Per i cosiddetti indipendenti un suicidio, o nella migliore delle ipotesi un azzardo che costa anni, affetti, desideri.
Antonio è uno di “quelli”. Quelli che insonni ripassano le falle possibili della sceneggiatura. Quelli che “avrò chiesto anche al bar qui sotto se può farmi da sponsor?”. Quelli che se non hai un “amico” ai piani superiori non sali neanche di un millimetro. Portare avanti la perigliosa gestazione della propria opera e poi cercare, con strenua disperante attesa, i fondi per non affondare al primo ciak. Vagando tra le sagome spettrali di potenziali produttori e inermi collaboratori, figure spurie, a volte abborracciate, ma anche inquietanti, corrotte, spregiudicate. Un parco degli orrori. Senza effetti speciali. Tutta vita quotidiana.
Lo raccontano Giuseppe Marco Albano e Antonio Andrisani, rispettivamente regista e sceneggiatore di Una domenica notte, presentato da Distribuzione Indipendente e prodotto dalla neonata e coraggiosa Camarda Film, girato in cinque settimane con 500mila euro (tantissimi eppure briciole davanti agli investimenti dei cinepanettoni e cinecocomeri vari). Commedia nera, casalinga ma ambiziosa, meta-cinematografica, iper cinefila e mai confortante, tra il macchiettismo deliberato e la denuncia elettrica di sarcasmi mal sopiti.
Sipari surreali omaggiano l’Italia in cartolina di Ciprì e Maresco, mentre dolly ostentati dileggiano gli americanismi di molto cinema nostrano attuale. Gli autori scavano nell’esperienza diretta, tra i rifiuti e gli ostacoli monumentali delle proprie carriere, con la verve sanguigna e l’indugio ricercato di chi finalmente certi “strumenti” può padroneggiarli. Un inizio folgorante e disgressioni visive come ammaraggi improvvisi, dialoghi allucinati e rallentamenti vuoti. Un film squilibrato ma divertito e divertente quello del ventottenne Albano e del maturo e capace Andrisani. Che esplora il labirinto depressivo e violento delle “opere prime” e del cinema a basso budget obbligato. Quello degli autori senza “padrini”, senza chiavi d’accesso al potere delle forti major.
E il cinema diventa pretesto per la rappresentazione minuta seppur sintetica di una società insoddisfatta, stanca e titubante. Se i sogni sostituiscono la verità per cullare lo “scemo” del cimitero. Se l’arte muore di fame.
Resta aperto il dubbio. Come si fa a fare un film indipendente in Italia?
Forse una domenica notte…
 
Regia Giuseppe Marco Albano. Con Antonio Andrisani, Francesca Faiella, Ernesto Mahieux, Adolfo Margiotta, Anna Ferruzzo, Claudia Zanella. Sceneggiatura Giuseppe Marco Albano, Antonio Andrisani. Montaggio Francesco De Matteis. Fotografia Francesco di Pierro. Musiche Populos, Brunori Sas. Produzione Camarda Film. Italia 90’
 

Nessun commento:

Posta un commento