giovedì 1 agosto 2013

Vacancy: Sarah Panatta "recinzione"


I “pallini” della critica, facciamo ‘na “recinzione”

Di sarah panatta

Come scrivi, non che cosa (notare come il “che” stia svanendo non solo dalle idee, ma anche dallo scritto quanto dal parlato, morte annunciata dell’interrogativa indiretta, sintomo psico-sociale di un’era che vuole ignorare la sostanza quindi la responsabilità del proprio “discorso”? Ma questo è un altro pallino).


Per chi scrivi. Non perché. Quanto scrivi, non quando e se. La critica, la militanza, il world wide web…l’arme e l’amor, poco cortese, di chi spulcia tra gli inganni e non predilige la classificazione per pallini, stelline, comandamenti, ammucchiamenti, emoticon, pollici, polveri, di stelle.

La critica, cronaca di una prassi di impall-inazione seriale. Mestiere feudale edificato su giudizi autoreferenziali e sfide di stile e di audience misurate dalla corte dei followers. Accade. Si fa norma, il web lo sistematizza. Gianni Canova e colleghi1 riflettono ad esempio con onestà intellettuale al riguardo. In realtà in vari gabinetti letterati, ormai soprattutto fortini autoriali on-line, si tenta ciclicamente: critica, cui prodest, o dove stiamo andando, o quale futuro, etc. Un battesimo, una prova di autocoscienza, un esercizio di retrospezione. Che non approda ad agnizioni, se non ad ammissioni a tempo drammaticamente determinato.

Eppure tanto cinguettio, esaurito e rivomitato, riassorbito e riprodotto, tra riviste, siti, blog e social, consente sì periodico monitoraggio, ma. Ma la critica non critica. Assuefatta alla logica binaria del Mia piace/ Non mi piace. Non stabilisce snodi per il dialogo, non apre dubbi performativi, non (si) ferisce, non agisce sulla superficie del mondo. La solletica e si solletica. Non evita di emularsi e svendersi, proteggersi, adularsi, nascondersi (nel passatismo e nel passato futuribile). La critica si impallina. Non se ne esce. Se non con nuove arme e nuovo amor.

Come dice Johnny Palomba2, luminare del sarcasmo botta e risposta, partendo dalle basi. La recensione, o meglio la “recinzione”. Per fare davvero una buona “recinzione” e non una recensione, strappata ad una cartella stampa distribuita in migliaia di copie, “bisogna avecce veramente lo spirito der combattente vero”, avere una visuale “de sguincio”.

O si finisce come il compianto parente. “Un giorno micuggino doveva scrive na recinzione su come se fa na recinzione e cioè praticamente na recinzione de na recinzione. Nun è riuscito più a uscì”.








1 Da 8 1/2 . Numeri, visioni e prospettive del cinema italiano. Rivista mensile, luglio 2013, direttore editoriale Gianni Canova.

2  Vedi nota 1.

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