sabato 1 giugno 2013

Racconto Esther Messina

Calzamaglia

di Esther Messina

 
Zurigo vive sotto una spessa coltre di nuvole
un aereo impiega almeno quindici minuti
per bucarle con il suo naso
e finalmente salutare il sole di giorno e la luna di notte
 
Zurigo formiche che lavorano in posti grigi
in silenzio si contano tutti i soldi del mondo
quelli più sporchi vengono raccolti in grandi lenzuola bianche portate sulle rive del Limmat
che bagna veloce la città
lì lavati da abili mani
poi appesi ad asciugare sugli alberi della città
come bandiere
 
Zurigo è quartieri bene
dove le spazzature vengono raccolte
in sacchetti d'oro e su vassoi d'argento
portati ai cassonetti di ricercato design
di cui la città è infestata
 
è quartieri Bohémien dove tutto si mescola a tutti
gente da lontano porta un po' della propria arte
mélange di dialetti remoti e disimparati
così la città diventa un bel figlio bastardo
ristoranti etnici gallerie d'arte teatri
musica club vernissage eventi su eventi
un fiume di locandine
si susseguono come fastfood
 
città very gay sehr Schwul
quindi molto libera
free
gay qualcuno dimentica significa happy
felice
in questa città nessuno si tappa le orecchie
quando sente questa parola
ne si nasconde sotto inutili coperte
 
case abitate da chiunque voglia realizzare un sogno
a patto di rispettare regole pesanti come pietre
e sopravvivere a lunghi e bui inverni
e timide estati di nuvole
 
un posto molto diverso da quello da cui sbucava fuori Elena
era stato difficile per lei salutare quel paesino
scaraventato sull'Etna che vive lento e bruciato dal sole
su di un triangolo di terra che sopravvive
annegando
a tutte le correnti dei mari del Sud
ma andarsene a volte è l'unico modo per sopravvivere
 
da dieci anni oramai il tram bianco e blu
la scarrozzava da un posto all'altro della città
a raccogliere visi nuovi ed esperienze
 
gli aerei fieri della croce rossa stampata sulla coda
la portavano leggera come una piuma su una mano
da un polo all'altro del mondo
senza il minimo rispetto per l'orologio biologico
e le abitudini che noi uomini per inerzia ci inventiamo
 
da dieci anni lavorava dentro quelle supposte volanti
una vita doppia
una oltre le nuvole e una sotto di esse
 
Elena abitava nella Kreis 4
finestre colorate con luci rosse e belle signore
che mostrano le tette come diamanti dal gioielliere
Josephstrasse 25 poi Stauffacherstrasse 147
finalmente Zwillingstrasse 14
 
strade di sogni e baltracche
di turchi così come di americani svedesi thailandesi
senegalesi indiani whatever
 
Elena si lasciava sconvolgere dal meltin pot zurighese
da quelle strade aveva imparato molte cose
per esempio a sorridere ad una prostituta
che faceva sotto casa un nervoso su e giù sul marciapiede
forse brasiliana
andava con gli uomini
ma guardava le donne
 
Elena le sorrideva sempre
e molte cose si chiedeva
chissà se l'amore di una donna le interessava
ma poi si rispondeva che la piccola corvette
che ogni donna si porta dietro nelle mutande
la lasciava abbastanza indifferente
 
dal giardino di casa sua sventolavano colorate bandiere tibetane
quasi un avviso per chi oltrepassasse la soglia
un monito
attenzione qui vivono utopia e sogni non calpestare
grazie
 
la camera degli ospiti
è una porta sempre aperta ed un letto da rifare
a turno la cuoca giapponese di Londra
l'insegnante di yoga svedese
il trombettista californiano di un famoso circo
Holly spogliarellista di New York
tutto il mondo dietro una porta
 
divideva quella casa ricavata da un'ex fabbrica
con una ragazza mezza svizzera e mezza africana
Sally
era stupendo vederla preparare la migliore fonduta di Zurigo
e poi in abiti colorati salutare la madre
con canzoni e turbanti della tradizione africana
 
una sera arrivarono una Calzamaglia una valigia
e una valanga di musica
Elena accolse l'ultimo arrivato con un grande abbraccio
ed un come è andato il viaggio bevi qualcosa
benvenuto
 
il ballerino dal nome che adesso nessuno ricorda
veniva da Perth
aveva attraversato in volo tutti gli oceani
per arrivare in Europa e portare in giro
uno spettacolo di danza sperimentale
 
 
ballava e ballava
a casa
prima e dopo le prove
alla fermata del tram
capelli ricci dal taglio irregolare
grandi occhi neri forse ispanici
 
Elena a casa lo seguiva nei suoi balli
specialmente dopo cena
si inventavano danze inattese
con i calici di vino bianco in mano e i cappelli
lei sul tavolo
lui saltando da una sedia all'altra
inventando inaspettate coreografie
si divertivano
non la smettevano di ridere
 
Calzamaglia una notte aspettò Elena
sulla soglia della camera
era da qualche giorno che la guardava
con occhi come specchi
magra e con un piccolo dolore che nascondeva dentro
ma che si poteva quasi toccare
indifesa e irresistibile
come una bambina
 
Elena tornava da casa dopo ore passate a salutare passeggeri
in tutte le lingue
tra una turbolenza e l'altra
risolveva problemi di ogni forma e odore
una volta a casa spariva sotto la doccia
poi a nanna in compagnia delle orchidee
che facevano da cornice al suo letto
una tazza di te bianco purissimo
comprato a Shanghai
e qualche libro strampalato scritto in aramaico
 
lui come un cretino
rimase diverse sere ad aspettare
che lei capisse
Elena capiva ma faceva finta di niente
perché l'attesa dell'inizio di uno spettacolo
è più emozionante dello spettacolo stesso
 
lasciò che la stessa scena si ripetesse per diverse sere
lui sulla porta
lei dopo la doccia mezza nuda attraversa il corridoio
il rumore di una porta che si chiude
il click della luce e ciao
 
stufo di aspettare un giorno la invita alle prove
inizialmente indecisa tra un vestito e i leggings
si decide per il vestito
mette un velo di matita nera agli occhi
e l'inseparabile lucidalabbra
 
nell'ombra delle luci del teatro
lo segue in ogni passo
fu commossa dalla sua bravura e tangibile follia
mentre ballava notò che una libellula
lo seguiva lieve
delicata
forse con un occhio lui amava gli uomini
e con l'altro le donne
 
incuriosita
dopo la doccia
decise di entrare in quella calzamaglia
di imparare qualcosa di nuovo da lui
 
si fece coraggio prima di sciogliersi tra le sue braccia
per salutare l'ombra di quell'uomo che la seguiva da tempo
da troppo tempo
avrebbe dato una bella spolverata all'anima
per cadere pesantemente nel presente
salutando al vento ogni ricordo
che la teneva legata ad una fitta ragnatela di emozioni
passate
trascorse
perse
finite
 
dopo la lezione d'amore ricevuta e impartita
Elena raccoglie i frammenti di pudore sparpagliati
sul pavimento sul letto sulla sedia
e silenziosa se ne torna nel suo letto
si può amare qualcuno che non si conosce
ma dormire al suo fianco è un'altra storia
 
quando Calzamaglia partì
Elena abituata a vedere arrivare per poi andar via
le persone dal suo cuore
divenuto un albergo
gli apre la porta e lo aiuta ad uscire di casa
con le ingombranti valige
 
in un soffio il vento se lo porta via
nessuno sapeva per quale meta
né dentro quale donna o uomo
quella calzamaglia di applausi e locandine
si sarebbe insinuata
 
lei non gli aveva chiesto niente
non chiedeva mai niente
era fatta male
Elena era fatta così
 
riprese l'insolita vita
sregolata e Bohémien
con i suoi ritmi e colpi di scena
pronta a lasciarsi vivere
aperta a tutte le possibilità
che la vita proprio perché è Vita
offre

un giorno inaspettato di vento e di foglie
alla porta bussa un ballerino fuggito da una tournée
da un teatro
da una coreografia
con ballerini rimasti sospesi in aria in arabesques
nel vedere sparire con mille pirrouettes
il protagonista dalla scena
 
in un attimo l'odore di quella ragazza
che mai niente chiedeva
il suo cuore per strada aveva gettato.


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