sabato 1 marzo 2014

(Esca) Poesia: Edoardo Olmi


D'UN DIO

di Edoardo Olmi

 


Dioniso che m'incanta

e che mi tramortisce

lo rivedo in mille storie

              che non so -

 

se lo cerco in questo angolo di casa

lui mi sfugge e lo ritrovo in una piazza

             in un'auto o in un locale -

che mi schiaccia e che mi sbatte in faccia

la sua stirpe più estasiata in libertà

 

perso dietro ad un'ebrea iridescente

ad un tratto credo invece di afferrarlo

- già sbronzetto come ero per lo più -

lui si volta ed è un ragazzo: greco

parte presto, per tornarsene laggiù.

 

 

la città sembrava atavica in quei giorni

non c'era niente che si potesse fare;

sarà stato il cambio della guardia forse

proprio quando il volgo, se ne andava al mare.

 

indossavo i miei problemi per uscire

mischiando ad ogni sera un po' d'insonnia,

pesando i passi della solitudine

giravo per le vie sbagliando strada

 

pensai allora che avrei potuto offrirgli

non un capro ma una turgida bestemmia -

per spezzarne il sortilegio con un soffio.

 

 

d'altra parte quattro stupri

a lavoro in quell'albergo

mi rapiron poi il sonno messi

uno dopo l'altro.

 

sprofondavo in due poltrone

sotto il peso dei miei guai

quand'ecco che mi suona il

campanello ed è una

 

perla nera un po' ubriaca:

dice che mi aspetta su..

 

 

Dioniso che m'incanta

adesso mi rapisce

per portarmi in quelle storie

                       che ora so -

 

se il pericolo è di un licenziamento

io gli chiedo di allungarmi un po' la notte;

le sue labbra sono come la morfina.

 

 

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