sabato 1 febbraio 2014

(esca) Short: di Sarah Panatta

Le Grande Bellezza del Cine-Marketing
Dai Golden Globe a Tutta Colpa di Freud, passando per i Vanzina

 

 
Il languore della grande "meretrice". Allagata dall'alba allucinogena di tutti i santi giorni. Ogni angolo un sogno di antico potere e la testimonianza della cancrena contemporanea. Ogni angolo il coma vigile ma poco lucido di un Paese che sa farsi cartolina. Statica, mercificata, abbandonata. Ogni angolo la foto plagiabile per la svendita.
 
Ogni angolo uno spot e un lascia passare per il finanziamento pubblico all'impresa privata. Il cinema italiano contemporaneo, soprattutto la commedia ad alto budget che si fregia/giustifica di/con artistiche ascendenze tradizionali, è ormai sempre più sistema feudale. E operazione di marketing virale. Il film vende, prima che se stesso (al mercato italiano e americano, biforcazione imperialistica), i libri e la catena editoriale, le location turistiche e le agenzie di viaggi, l'industria automobilistica e, vero lupus in fabula, il colosso mediatico e monopolistico che tutto ingloba e innerva. Cifre da colossal anche in tempi di "crisi" (6 milioni per l'ultima fatica di Paolo Genovese Tutta colpa di Freud) e aspirazione seriale di fondi pubblici. Piazzare sul mercato la meta turistica italiana è diventato primario mezzo/scopo pseudo-culturale per molti "progetti" filmici, pronti così alla confezione "esterofila" e nel caso autoriale, anche per la premiazione nei lidi americani.
 
 
Mentre il complesso, debordante, certo discutibile, ma magnetico, La Grande Bellezza di Sorrentino apre le porte all'opera laccata di simil-introspezione, Medusa & Co. scatenano la scuderia dei registi-sceneggiatori televisivi abili nell'artificio della scrittura scorrevole e lieve. Acqua e bollicine, belle facce, dizione impeccabile della perenne ex divetta di turno, cameo sexy del comprimario inevitabile, triangoli amorosi accattivanti, e nessuna novità all'orizzonte. Il film-evento, il film-spot è contenitore per altre promo-azioni. Quindi consolatorio e colorato, volgare nei ranghi della "prima serata" esportabile e  ben "arredato".
 
Quindi a pochi giorni di distanza scorrono i Vanzina e il balneare, tanto innocua quanto drammatica ricetta di nostalgia riempitiva, Sapore di te, con il pur veemente e sempre eclettico Salemme, e Tutta colpa di Freud dell'"immaturo" Paolo Genovese.
 
Luoghi comuni, spazi da centro commerciale, il "centro" romano "in", da Campo de' Fiori a Via dei Coronari, qualche sfilata tra gli scaffali del maxi store e via. Il transito verso le sale americane. Mentre il ministero stacca assegni e il pubblico oblia la realtà ingannevole di un sistema culturale che della Cultura ha smarrito qualsiasi coordinata. Muti e sordi, come il Vinicio Marchioni del film di Genovese, ignoriamo quella coordinata, poiché ad essa non educati né ricondotti, forse.
 
 
E le poche major fagocitano e imparano. Sapore di...

Nessun commento:

Posta un commento